Perché non differenziate le età dei bambini?

Crediamo fermamente nell’enorme potenziale della cosiddetta “peer education”, ovvero l’educazione tra pari, modello educativo che rievoca alcuni cardini del concetto di mutuo insegnamento di Comenio, nonché le osservazioni della Montessori che parlò di “naturale osmosi mentale esistente tra coetanei”.Il bambino più piccolo, stimolato in modo naturale, perché interessato dalle attività svolte dal più grande, procede con fiducia all’emulazione dei comportamenti di quest’ultimo che, al contempo, acquisisce maggiore padronanza e sicurezza del già appreso, proprio assistendo il più piccolo. In questo modo, come ci suggeriscono le riflessioni della Montessori, i bambini più piccoli apprendono meglio e più velocemente dai compagni che dagli interventi esplicativi degli adulti e i più grandi, invece, si sentiranno in un certo senso responsabilizzati divenendo delle “piccole guide” in grado di supportare i più piccoli in difficoltà.Anche la scienza ha asseverato le indicazioni della Montessori sul tema, introducendo il concetto di “gradiente di apprendimento”, ovvero il divario ottimale tra docente e discente: minore è il divario di conoscenza tra i soggetti e migliore sarà l’acquisizione della conoscenza da parte di chi apprende, tale processo avverrà in maniera del tutto naturale e non forzosa.Per la maggior parte delle attività educative, sia all’interno e sia all’esterno, il gruppo misto delle diverse età rappresenterà un valore aggiunto nella relazione interpersonale e nel processo di crescita dei bambini; nei momenti di verifica delle competenze specifiche, invece, si lavorerà in piccoli sottogruppi suddivisi per età.

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